domenica 29 marzo 2009

Tortuga...seconda puntata

Torno a scrivere della mia piccola tartaruga da terra che mi da tanta soddisfazione.
Ormai ha 8 mesi e cresce a vista d’occhio ed è arrivata a pesare circa 85gr. Certo non brilla per simpatia perché è molto permalosa e sa già il fatto suo. Tuttavia sa farsi voler bene, soprattutto quando è di buon umore perché si fa accarezzare e ti viene incontro.
Devo dire che, rispettando le regole che mi diede tempo fa una signora specializzata in allevamento di tartarughe, lei è cresciuta davvero tanto e mi sembra in ottima salute per cui, vorrei condividere qui qualche informazione utile a chi ha una tartaruga da terra piccola.

Prima regola: non darle da mangiare la lattuga, perché poco ricca di sostanze buone per le sue ossa, ma tutti gli altri tipi di insalata e frutta, come la riccia, la scarola, la cappuccina, la verza, i fagiolini.
La mia è ghiotta di fagiolini lessati e banana…Chissà come reagirà quando le darò il melone ?

Poi una o due volte la settimana, preparale il pappone per tartarughe da terra che si compra nei negozi specializzati. Molto salutare è farle il bagnetto con dell’acqua tiepida, così beve e si idrata. L’ideale sarebbe aggiungere all’acqua del bagnetto qualche goccia di proteine.
Una volta al mese, se ancora è nel terraio come la mia, cambiarle la terra, o meglio la corteccia.
Io infatti uso la corteccia - anche questa acquistabile nei negozi specializzati, perché più igienica per le tartarughe piccole e gli evita problemi agli occhi dovuti alla polvere della terra.
Naturalmente è buona norma rispettare gli orari del giorno e della notte, per cui spegnere le luci che la riscaldano e la illuminano la sera.
E non appena il sole sarò caldo, esporla all’aria aperta, ma sempre ben protetta con una rete sul terraio, per evitare che gli uccelli la possano ferire….se è piccolina come la mia.

A proposito anche l’altra mia vecchia tartaruga che vaga in giardino da qualche anno, dopo il letargo invernale si è svegliata proprio in questi giorni. Devo dire che è ancora un po’ diciamo assonnata ma ha bisogno di mangiare e di idratarsi, per cui bagnetto anche a lei…e presto finalmente avrà una nuova amica con cui condividere il giardino ...Forse amico, perché credo che la piccolina in realtà sia un maschietto perché ha il codino bello lungo.

sabato 7 marzo 2009

Il porto di notte

Adoro il porto semivuoto la sera tarda quando tutti se ne sono andati e le barche si riappropriano del mare.
Adoro il porto di notte, quando soffia il vento che ti abbraccia gelidamente e ti frusta i capelli. C’è un' aria saporita, densa, limpida, carica di una forza che si insinua voracemente nei polmoni per impadronirsi del tuo cuore che carico riversa la sua energia nelle lacrime pompandole fuori dagli occhi, lacrime di felicità, di quella felicità che viene dal nulla e per questo più appagante di tutte.

Adoro la solitudine del porto d’inverno, rotta solo dalla cantilena sferzante delle drizze che ostinate battono meccanicamente lungo gli alberi tic tic tic tic, un suono sordo, costante e freddo ma carico di tutte le emozioni che solo il mare riesce a dare.

Adoro l’argento della Luna che si riflette sul mare e risale lungo la carena e la murata della barca, quasi ad avvolgerla per proteggerla e restituirle la serenità della notte.

Natural Killer ..la speranza contro la leucemia

È una grande notizia quella che ho letto ieri nella sezione Scienze de La Repubblica:
Leucemia, una nuova speranza
trapianto da genitori a figli
Credo sia una speranza nuova, una alternativa fiduciosa per una malattia ancora più terribile quando colpisce dei bambini. Di seguito riporto l’intero articolo perché davvero troppo importante

"Scoperta di una équipe di Genova e Pavia:per la prima volta efficace il trapianto di midollo osseo" di COSTANTINO MALATTO.
GENOVA - Verrà dal midollo osseo dei genitori la salvezza dei bambini colpiti da leucemia acuta che non possono essere curati con la chemioterapia e che non trovano un donatore compatibile. Per loro finora non c'era più niente da fare. Il trapianto da genitori era, se non impossibile, tanto difficile da essere chiamato "il trapianto della disperazione". Ora, grazie a uno studio tutto italiano realizzato dal Gaslini di Genova e dal S. Matteo di Pavia, il trapianto da genitori diventa possibile, con percentuali di successo vicine al 75% dei casi. In genere, i bimbi leucemici vengono curati con il ricorso alla chemioterapia e questa cura ottiene risultati decisivi in circa l'80% dei casi. Per gli altri piccoli malati si apre la strada obbligata del trapianto di midollo osseo. Una strada difficile, irta di ostacoli: già è complesso trovare un donatore compatibile ed è una vera e propria lotta contro il tempo. Possono essere donatori i fratelli compatibili, ma sono presenti solo nel caso di un bambino leucemico su quattro. Oppure si fa ricorso a un donatore compatibile non consanguineo, ma anche qui se ne trova solo un caso su tre. La drammatica conseguenza è che per circa il 40% dei bambini malati che non possono essere curati con chemioterapia non ci sarà più niente da fare. Ma uno studio italiano di grandissimo rilievo che verrà pubblicato sul prossimo numero dalla rivista internazionale Blood apre prospettive che sembravano irrealizzabili fino a oggi. Lorenzo Moretta, immunologo di fama internazionale e direttore scientifico dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova, ha collaborato con un'équipe clinica diretta da Franco Locatelli del S. Matteo di Pavia. La strada seguita dai ricercatori si chiama "trapianto aploidentico", che significa "identico a metà": è quello che ha come donatore uno dei genitori del bambino leucemico. Fino a ieri i risultati non erano del tutto soddisfacenti proprio perché il midollo di un genitore è "incompatibile a metà" rispetto a quello di un figlio. C'era il rischio, quasi la certezza, che un gruppo di cellule del nuovo sistema immunitario (le cellule T) attaccassero i tessuti dell'ospite, dando vita a una vera e propria aggressione contro il suo organismo. Contro questi meccanismi distruttivi interviene lo studio dei ricercatori del Gaslini. Quando si trovano di fronte a un bambino malato di leucemia acuta che non ha altre possibilità di cura, analizzano il midollo di entrambi i genitori e scelgono quello che ha le cellule più idonee a debellare la malattia. A questo punto prelevano il midollo del genitore e lo ripuliscono delle cellule T, cioè quelle che se infuse nel corpo del bambino lo ucciderebbero. Ma lasciano nel midollo infuso un particolare tipo di cellule, chiamate Natural Killer (Nk), globuli bianchi molto agguerriti che hanno la capacità di uccidere le cellule leucemiche (e che hanno un ruolo chiave nella difesa contro i virus). Da una parte quindi si eliminano le cellule cattive (i linfociti T) e dall'altra si potenzia il ruolo dei Natural Killer, che eliminano la malattia. I risultati clinici sono molto incoraggianti: "Con la nostra tecnica - afferma Franco Locatelli - l'aspettativa di guarigione è vicina al 75%. Ricordo che, senza un trapianto, tutti questi bimbi sarebbero morti a causa della leucemia o delle sue complicazioni. Dati questi risultati, ritengo che il trapianto aploidentico possa diventare la tecnica di riferimento nella cura delle leucemie acute del bambino che non rispondono alla chemioterapia". A Genova Moretta ha coordinato un gruppo di lavoro che comprende Daniela Pende, Stefania Marcenaro, Stefania Martini, Michela Falco, Maria Cristina Mingari e Alessandro Moretta. "