Questa mattina, mentre sfogliavo la rivista settimanale La Repubblica delle donne, pubblicata sabato scorso assieme al quotidiano La Repubblica, mi è caduto l’occhio su un articolo intitolato STRESS DA TECNOLOGIA di Monica Melotti.
Li per li ho pensato si trattasse delle solite raccomandazioni tipo, il cellulare fa male, le radiazioni dei terminali fanno male…in realtà il focus era ben diverso…in quanto si parlava delle professioni più stressanti. Ho approfondito e in sintesi l’articolo dice che le professioni più stressanti oggi sono quelle che richiedono di stare tante ore al computer, al cellulare, gestendo una mole sempre maggiore di informazioni. Tanto che lo stress diventa tecnostress.
Riporto le conclusioni, citate dalla giornalista, di uno studio condotto in Italia su 200 professionisti impegnati per molte ore con la tecnologia : (…) Le professioni più a rischio sono quelle degli operatori dell’information and communication technology, dei giornalisti( in particolare del web) e degli analisti finanziari – spiega Enzo Di Frenna, presidente dell’associazione Netdipendenza e autore della ricerca. “Le situazioni che procurano maggiormente tensione sono: il dover gestire informazioni eccessive, l’abuso degli apparecchi e la fretta nell’esecuzione delle operazioni. In una parola il multitasking.” ( …caspita questa è una mia giornata normale di lavoro…mi devo preoccupare?)
Interessante è vedere cosa questo tecnostress provoca: stanchezza cronica, disturbi del sonno, problemi cardiocircolatori e alterazioni di umori….( non sono banalità in effetti…e allora? Che dobbiamo fare? Perché non se ne parla più di tanto?....Bisogna tutelare la nostra salute? Oppure visto che stiamo in un ufficio e non nelle miniere, né in una industria chimica, né su un palazzo in costruzione…non corriamo poi seri rischi?
Giusta la conclusione dell’esperto : “Non siamo macchine: un computer può lavorare senza tregua finchè i dispositivi lo consentono, gli uomini no. Le aziende sono fatte di persone e se la loro salute mentale e fisica viene compromessa, lo è anche la redditività dell’impresa”…Sante parole….ma qualcuno prima o poi riuscirà a tradurle?
Li per li ho pensato si trattasse delle solite raccomandazioni tipo, il cellulare fa male, le radiazioni dei terminali fanno male…in realtà il focus era ben diverso…in quanto si parlava delle professioni più stressanti. Ho approfondito e in sintesi l’articolo dice che le professioni più stressanti oggi sono quelle che richiedono di stare tante ore al computer, al cellulare, gestendo una mole sempre maggiore di informazioni. Tanto che lo stress diventa tecnostress.
Riporto le conclusioni, citate dalla giornalista, di uno studio condotto in Italia su 200 professionisti impegnati per molte ore con la tecnologia : (…) Le professioni più a rischio sono quelle degli operatori dell’information and communication technology, dei giornalisti( in particolare del web) e degli analisti finanziari – spiega Enzo Di Frenna, presidente dell’associazione Netdipendenza e autore della ricerca. “Le situazioni che procurano maggiormente tensione sono: il dover gestire informazioni eccessive, l’abuso degli apparecchi e la fretta nell’esecuzione delle operazioni. In una parola il multitasking.” ( …caspita questa è una mia giornata normale di lavoro…mi devo preoccupare?)
Interessante è vedere cosa questo tecnostress provoca: stanchezza cronica, disturbi del sonno, problemi cardiocircolatori e alterazioni di umori….( non sono banalità in effetti…e allora? Che dobbiamo fare? Perché non se ne parla più di tanto?....Bisogna tutelare la nostra salute? Oppure visto che stiamo in un ufficio e non nelle miniere, né in una industria chimica, né su un palazzo in costruzione…non corriamo poi seri rischi?
Giusta la conclusione dell’esperto : “Non siamo macchine: un computer può lavorare senza tregua finchè i dispositivi lo consentono, gli uomini no. Le aziende sono fatte di persone e se la loro salute mentale e fisica viene compromessa, lo è anche la redditività dell’impresa”…Sante parole….ma qualcuno prima o poi riuscirà a tradurle?
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